MONTE SPINA e COL ROSSON da LE FEDERE (Casamazzagno)

22/06/2024 – La Costa della Spina, in Comelico, separa la vallata del Rio Digon da quella del Rio Padola, che sale al Passo di Monte Croce Comelico. E’ costituita da una lunga dorsale prevalentemente erbosa, molto panoramica sia sulle dirimpettaie Dolomiti di Sesto che sulle vicine cime della Catena Carnica principale. Si può percorrere senza particolari difficoltà dal Monte Spina sino al Col Quaternà (ca 7 km) tramite il sentiero CAI 148. Noi ci siamo limitati a raggiunge il Col Rosson e siamo poi rientrati sostanzialmente per la stessa via.

La partenza avviene dal quadrivio della località Le Fedère (m. 1550), raggiungibile tramite stretta stradina asfaltata che – oltrepassata la pittoresca chiesetta di San Leonardo – sale nei prati sopra Casamazzagno. Alle Fedère c’è disponibilità di 5/6 posti auto in una piccola piazzola e sul bordo della strada. Sul bivio è stato posto un bel crocifisso in legno a ricordo di una sosta di Papa Giovanni Paolo II. Al quadrivio, seguendo le indicazioni su cartelli in legno per Monte Spina e Col Quaternà, ci si incammina a destra sulla strada – ancora asfaltata – che in pochi minuti porta ad un largo spiazzo utilizzato per deposito legname, con ulteriore bivio segnalato da cartelli, al quale si prende la stradina bianca a sinistra (CAI 148 – sentiero Principe Enrico) che si avvia in leggera salita nel bosco di abeti (lavori di taglio in corso). La strada sale – sempre al coperto nel bosco – con andamento monotono e pendenza tranquilla; giunti a quota 1739 si lascia a destra il bivio con il CAI 147 che porta a Casera Silvella e si giunge in breve ad una nuova diramazione, dove ci si tiene sulla destra; la pista ora si alza con pendenza un po’ più accentuata, mentre il bosco si dirada e fanno la loro comparsa anche i larici; arrivati al margine dei prati, in corrispondenza di una recinzione, un sentierino sulla destra porta in breve alla poco marcata cima del Monte Spina (m. 1967, 1 ora), contrassegnata da una bella croce su basamento di pietra. Il luogo è molto ameno, immerso tra i larici ed i rododendri in fiore, la visuale un po’ limitata dalla vegetazione. Ritornati sui nostri passi sino alla pista, oltrepassiamo la recinzione e, entrati definitivamente nei prati, proseguiamo lungamente per la stradina, sempre ben evidente, che si snoda lungo tutta la dorsale e costeggia numerose, deliziose pozze alpine. Avvicinandosi alla quota 2247, la pista si restringe progressivamente trasformandosi in sentiero, che traversa tenendosi alla base della dorsale erbosa, sul lato ovest. Giunti alle pendici del Col Rosson, ben riconoscibile per il terreno rosso mattone della cima, noi abbiamo abbandonato il sentiero e siamo saliti trasversalmente seguendo qualche debole traccia, per poi raggiungere la vetta dal versante est (m. 2305 – 2.15 ore dalla partenza). In cima abbiamo trovato una rustica croce di vecchi rami e filo spinato intrecciati. Il panorama è notevole, e spazia dal Comelico, alle Dolomiti di Sesto, alla Catena Carnica principale (in particolare i vicini Cavallato, Cavallino e Palombino), Croda dei Longerin, oltre alle cime più lontane delle Dolomiti Friulane. Per il rientro, siamo scesi agevolmente verso sud sulla facile dorsale erbosa, che abbiamo seguito sin sulla quota 2247 (ometto), dalla quale ci siamo calati a vista e senza problemi, sempre per prati, sul sentiero principale (CAI 148), ripercorrendo poi a ritroso l’identica via di salita.

Carta Tabacco 017, sentiero CAI 148 e liberamente su un tratto della dorsale del Col Rosson, dislivello 750 m, Lunghezza 12,6 km, tempo indicativo 3.50 h (escluse soste), Difficoltà E. Altitudine min 1550 (le Fedère), max 2305 (Col Rosson)

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