Anello del MONTE GIAF da SAN FRANCESCO

19/03/2025 – Oggi si va in Val d’Arzino, nelle Prealpi carniche, per percorrere un tratto della dorsale che separa la vallata del Torrente Arzino da quella del Rio Giaveada. L’escursione, pur non particolarmente panoramica, risulta comunque suggestiva ed interessante, in quanto si sviluppa in un ambiente solitario e selvatico. Solo il crinale del Giaf offre ancora qualche bello scorcio panoramico sulle valli e vette circostanti, limitato dalla vegetazione che si sta impadronendo degli ultimi lembi di prato della cresta; per il resto si svolge quasi interamente nel bosco o boscaglia, senza particolari visuali. Molto bella la posizione di Casera Giaf, in una amena radura a cavallo tra i due versanti, dove è stato ricavato un buon ricovero.

La risalita della Val dai Roris sino al Giaf e poi la breve discesa sino all’omonima Casera avvengono su tracce abbastanza evidenti (tranne l’avvio, faticoso da individuare), ma con segnalazioni piuttosto scarse, su terreno in genere scosceso e talvolta dirupato; benché non ci siano punti particolarmente esposti, la traccia è stretta, ripida e richiede attenzione. Per il rientro dalla Casera Giaf a San Francesco si utilizza invece una tranquillissima pista di servizio (segnavia CAI 810), un po’ monotona, ma senza alcun problema. L’anello viene percorso in senso antiorario.

Provenendo dalla pianura friulana e risalita per un buon tratto la Val d’Arzino tramite la SP n. 1, dopo circa 12 km da Anduins si supera il borgo di San Francesco e si lascia l’auto nel parcheggio del cimitero, sul lato destro della provinciale. Si attraversa la strada e si imbocca la stradina asfaltata che con un paio di svolte scende alle case sottostanti. Davanti agli edifici, un sentierino, con avvio segnalato da una freccia gialla e nera su di un palo, conduce in pochi passi ad un ponticello in ferro con passamani rossi, che consente di passare sulla destra orografica dell’Arzino. Si svolta a destra su una stradina bianca che costeggia a breve distanza il torrente e, dove questa scompare a causa di una estesa erosione, si prosegue portandosi nel prato adiacente; passati sui resti di un muretto a secco, si riguadagna la stradina dove questa ricompare e, pochi metri più avanti, oltrepassato il Rio Fosata, si individua l’avvio della traccia, segnalato da una tabella rotonda biancorossa su di un pino con la scritta “Anello Val dai Roris”; la traccia, marcata da qualche sporadico e stinto bollo rosso, diventa subito evanescente, si procede un po’ ad intuito costeggiando il torrente; dopo una breve salita, abbiamo raggiunto un guado sul rio, segnalato da bolli rossi, che tuttavia non ci avrebbe portato nella direzione desiderata; abbiamo quindi abbandonato la traccia ed invertito la direzione, traversando faticosamente verso destra tra l’erica, fino a che non abbiamo ritrovato una parvenza di sentiero; salendo, questa traccia si è fatta via via più evidente e non abbiamo più avuto problemi di orientamento; ogni tanto siamo stati confortati anche da qualche ometto e sporadici nastri rossi su qualche ramo. Non abbiamo invece più rinvenuto le segnalazioni con freccia dell’avvio. Il versante è scosceso ed il sentiero – specie nella prima parte – è decisamente ripido; il percorso avviene interamente nel bosco, abbiamo trovato parecchie zecche già in attività nonostante le temperature ancora relativamente basse. Attorno ai 700 metri di quota, la ripidezza diminuisce un po’ ed il sentiero piega verso sudovest. Un salto roccioso che sovrasta il torrente viene superato sul margine destro, con un tratto ripido un po’ esposto, poi si rientra nel bosco e, con pendenza meno faticosa, si raggiunge la Forchiazza (m. 986 – 2.10 h dalla partenza, soste escluse), insellatura che separa la cresta del Monte Giaf da quella dell’Agarial. Ci si dirige a sinistra (sud) e si sale portandosi in breve sul filo della lunga dorsale del Giaf, che si presenta ancora erbosa, benché in fase di colonizzazione da parte di betulle e faggi. Da questo punto sino alla cima del Giaf la traccia – confermata da qualche segno gialloverde sui tronchi – corre fedelmente sul filo del crinale erboso. Assecondando lungamente la cresta in tutti i suoi brevi saliscendi, si passa prima sulla quota 1076 m. e poi su quella 1112 m. (punto più elevato del nostro giro), sino a raggiungere la cima del Monte Giaf (m. 1071 – 2.50 h), situata all’estremità sudoccidentale della dorsale. La cima è ormai stata conquistata dalla faggeta ed è contrassegnata da una precaria croce fatta con due rami intrecciati. Dalla cima la prosecuzione del percorso non è immediatamente evidente: si procede dietro la croce scendendo per un tratto sul crinale est, sino ad intercettare nuovamente la traccia sottostante e la si segue verso sinistra; il sentierino attraversa una zona scoperta e poi scende ripidamente ma in modo evidente verso la radura di Casera Giaf (m. 960 – 3.05 h). Il ricovero si trova in una bellissima posizione, è stato ristrutturato in tempi relativamente recenti ed offre un’ampia tettoia con tavoli e panche e un locale interno accessibile e ben attrezzato. Per il rientro a valle si segue la pista forestale di servizio alla casera con segnavia CAI 810, con fondo naturale e a tratti cementato, che scende lungo le ripide pendici orientali del Giaf, perdendo quota con numerosi tornanti. Intercettata la stradina asfaltata di fondovalle, si attraversa l’Arzino tramite comodo ponte in pietra con ringhiere celesti; una quarantina di metri dopo il ponte, si prende a sinistra una mulattiera tra muretti a secco che conduce in breve alle case sotto al cimitero, dove si chiude il nostro anello.

Carta Tabacco 028, pista di servizio con segnavia CAI 810 e tracce locali con scarse segnalazioni. Dislivello 800 m, sviluppo 8,9 km, tempo indicativo di marcia 4.20 h (soste escluse). Difficoltà EE. Altitudine min 375 m. circa (ponticello sull’Arzino), max 1112 (quota più alta della dorsale del Monte Giaf).

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